mercoledì 15 ottobre 2014

inno alla bellussera




Oggi vi racconto di quella potenza della natura che è la bellussera.
Sul finire del 1800 I fratelli bellussi di Tezze di Piave inventarono la bellussera.
Che cos'è una bellussera? E una forma di allevamento caratterizzata da 4 o 6 viti, inizialmente sostenute da un tutore vivo – il gelso - , che poi venne sostituito con un palo secco ed infine con un palo di cemento. Ognuna delle viti ha un cordone permanente lungo 3 o 4 metri che viene potato a sylvoz; esso è inclinato verso l'alto e va portato nell'interfila. Se osservato dall'alto sembra una raggiera.
Tale sistema da una forma alla vite ampia ed espansa, alta da terra nella parte più bassa circa 1.80 mt e in quella piu alta 4; in questo modo il raccolto è più sano e più ricco. In più per la vendemmia veniva usata l'abbondante manodopera della famiglia, ed il gelso era usato tramite le sue foglie per allevare I bachi da seta.
La notevole altezza aveva la doppia funzione di limitare I danni sia delle gelate primaverili, che delle nebbie autunnali.
È stata parte del paesaggio viticolo della zona del Piave fino a pochi anni fa, quando l'espianto a beneficio dei nuovi sistemi di allevamento ne ha indotto l'abbandono; resta comunque visibile in qualche raro vigneto.

Io qua a casa dei miei ho tutte bellussere, per tutte e 7 le varietà che produco, alcune sono giovanissime (8 anni) altre più vecchiotte (anche 80 anni). Alcune le ha piantate mio nonno, altre mio padre, l'ultima c'ero anche io.
Qualcuno mi prende per pazza ad avere le bellussere, forse perchè non capisce il senso di tutto ciò, e qualcun'altro insinua che ho la bellussera per fare più uva.
E noto che la bellussera se non la contieni fa uva – tanta tanta, fino a 500 ql/ettaro – perchè è un “drago”; inutile dire che a queste produzioni dura pochi anni.
Noi in azienda attuiamo la regolazione della carica di gemme in potatura, il che detto in parole povere consiste nel tenere archi corti (5 gemme utili) anche nelle varietà come prosecco e raboso in cui andrebbero un pochino più lunghi. E naturalmente 3-4 archetti, massimo 5 nel pinot chardonnay che fa poca uva di suo.
Il fatto che non usiamo concimi ci permette di avere una viticoltura realmente sostenibile con la bellussera: il contenimento della chioma è abbastanza regolato dalla lunghezza del cordone e dalle radici profonde; se li usassimo avremmo una foresta verde.
L'osservazione del “mondo bellussera” l'ho iniziata da piccola perchè era quello che vedevo nei campi: era facile osservare che gli uccellini facevano I nidi tra le fronde, o che le lepri facevano la cuccia accanto ai piedi dei ceppi dove l'erba era più alta, o che il fagiano era più felice sulla punta del cordone che sulla base. Poi sono passata all'osservazione viticola: pochissime gelate perchè le gemme stanno in alto, pochissima sofferenza nei mesi caldi perchè la chioma fa da ombrello al sole.
Certo nei mesi da deserto occorre l'irrigazione di soccorso, ma solo in un pezzo di terra che ha prevalenza di argilla che tende a seccare più velocemente.
Perchè non rinnovo I miei vigneti? Perchè in un mondo che distrugge tutto ciò che reputa “vecchio” io voglio mantenere le mie vecchie bellussere, con le mie vecchie viti, che mi fanno l'uva come dico io, ai gradi babo che dico io.
E chissenefrega se non è un sistema meccanizzabile, se le lavorazioni sono per l'80% a mano e se la fatica ed il tempo di starci dietro sono tanti: ho 5 ettari e mi bastano e li lavoro con gioia.
Il problema è che tra qualche anno sarà bandita... ce ne occuperemo quando ci interpelleranno, per ora lasciamola li.

Vorrei che ogni essere umano provasse la gioia di camminare in una bellussera, o di farci un pranzo estivo sotto la chioma... mi rendo conto che sono proprio una persona fortunata.

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